Discarica controllata per rifiuti non pericolosi

Descrizione dell’impianto

La Discarica di Fano, ai sensi del D.Lgs. 36/2003, è classificata come “Discarica per rifiuti non pericolosi”. L’impianto, meglio noto come Discarica di Monteschiantello, prende il nome dal sito in cui è stato realizzato; si tratta di una vallecola nascosta posta in zona rurale ai confini del Comune di Fano, utilizzata in passato come cava di argilla per la produzione di laterizi.

Il sito risulta ottimale per l’inserimento di un impianto di questo tipo, specie dal punto di vista geologico; la Discarica è infatti situata all'interno di una formazione pliocenica costituita da una successione di argille marnose, caratterizzate da una bassissima permeabilità idraulica e da assenza di falda acquifera. L’impianto si estende su una superficie di 25 ettari; il primo lotto (denominato Bacino 1) è stato aperto nel 1978 nella porzione più alta della valle ed è stato utilizzato fino al 1995, con uno deposito di circa 1.500.000 tonnellate di rifiuti.

Detta area oggi è stata completamente sigillata ed inerbita, restituendola così all'ambiente naturale.

Il Bacino 2 – Zona 1 - ha operato fino a tutto il 2008 (son state messe a dimora circa 730.000 tonnellate di rifiuti ) e – dopo una fase di copertura provvisoria con teli impermeabili necessaria a far maturare i previsti assestamenti – è stato riaperto nel 2014, per completarne la volumetria disponibile mediante nuovi abbancamenti. Questi sono stati effettuati solo su una porzione della Zona 1, raggiungendo su questa parte le quote finali di progetto.
Occorrerà successivamente procedere alla rimozione dei teli impermeabili rimasti in sito e continuare l'abbancamento nella relativa zona per completare la volumetria prevista per la Zona 1 e poter poi così procedere, una volta terminati i normali assestamenti, alla sigillatura definitiva (capping) e al ripristino ambientale di quest'area.
Questa fase del lavoro sul Bacino 2 - Zona 1 è attualmente sospesa a seguito delle scelte organizzative e gestionali effettuate con riferimento alla ottimizzazione dell'operatività all'interno dell'impianto.

Sempre all'interno del perimetro dell’impianto dal 2009 è operativo il terzo lotto (cd. Bacino 2 – Zone 2-5), della capacità totale di circa 930.000 mc, che costituisce il completamento delle possibilità geometriche di abbancamento nell'area.

Questo lotto è già stato – in minima parte – utilizzato dal 2009 al 2014 per la messa a dimora di circa 100.000 mc di rifiuti: la sua coltivazione è stata ripresa a seguito della sospensione del ricarico sul Bacino 2 – zona 1. Agli attuali ritmi di conferimento, grazie alle alte percentuali di raccolta differenziata raggiunte nei Comuni soci, si prevede la possibilità di abbancare rifiuti in Discarica, secondo i profili autorizzati, fino al 2025 - 2026. All'interno del perimetro dell’impianto, è attiva fin dal 2010 anche una piattaforma dedicata alla lavorazione di sfalci e potature provenienti dalle attività di manutenzione del verde.

Questa piattaforma opera in sinergia con i Centri di Raccolta Differenziata esistenti sul territorio, permettendo a questi di continuare ad espletare il proprio servizio specificatamente riservato ai cittadini e alle utenze domestiche, mentre i grandi flussi di verde prodotto da ditte, Enti, ecc. vengono lavorati direttamente sulla piattaforma dedicata in Discarica, con notevoli vantaggi soprattutto per le aziende del settore floro-vivaistico e di manutenzione del verde. Sulla piazzola sopradescritta viene effettuata essenzialmente una attività di selezione e riduzione volumetrica del materiale conferito, al fine di elevare la qualità del materiale avviato a recupero ed ottimizzare i trasporti presso gli impianti di trattamento dedicati, attualmente fuori provincia.

La gestione dell’impianto

Il Piano Provinciale dei Rifiuti – aggiornato dopo la chiusura della Discarica di Barchi - assegna alla Discarica di Fano l’ambito di smaltimento dei rifiuti urbani prodotti dai Comuni di Fano, Cartoceto, Colli al Metauro (originato dalla fusione degli ex Comuni di Montemaggiore, Saltara e Serrungarina), Fossombrone, Isola del Piano,  Mondolfo, Monte Porzio, Montefelcino, Pergola, S. Costanzo, San Lorenzo in Campo, Sant'Ippolito e Terre Roveresche (originato dalla fusione degli ex Comuni di Barchi, Orciano di Pesaro, Piagge e San Giorgio di Pesaro)

Mediamente vengono conferite circa 50/55.000 tonnellate/anno, di cui il 50% di rifiuti di origine urbana  e 50% di rifiuti cd. “speciali” (non pericolosi provenienti dalle attività produttive).
Quotidianamente pervengono in impianto circa 40 automezzi (tra pubblici e privati) con un conferimento medio di circa 180 tonnellate/giorno.

L’impianto è di proprietà della società ASET S.p.A., già titolare delle autorizzazioni alla gestione della discarica e alla quale, dopo la fusione con ASET Holding S.p.A., sono confluite anche le competenze in materia di investimenti, nonchè della captazione e la valorizzazione energetica del biogas prodotto dalla fermentazione dei rifiuti.

ASET si occupa anche del servizio di raccolta dei rifiuti urbani degli 11 Comuni soci che coincidono – fatta eccezione per i soli Comuni di San Lorenzo in Campo e di Terre Roveresche e di Mondolfo - con quelli dell’ambito di smaltimento. Presso l’impianto operano, su due turni di lavoro, 6 addetti alla movimentazione dei rifiuti e alla manutenzione e 2 addetti alle attività amministrative.

Procedure di accettazione dei rifiuti

Oltre ai rifiuti urbani, di cui si è già detto, nella Discarica di Fano possono essere smaltiti anche rifiuti speciali (non pericolosi), quelli cioè prodotti dalle attività artigianali, industriali e di servizio operanti sul territorio.

Pervengono all’impianto anche i fanghi di risulta degli impianti pubblici di depurazione biologica delle acque reflue. Le aziende che vogliono conferire i propri rifiuti presso la Discarica di Fano devono sottostare ad un rigido protocollo di verifiche e controlli. Le procedure di accettazione sono state concordate con la Provincia di Pesaro e Urbino in conformità alle norme vigenti.

Per ogni tipologia di rifiuto (identificato con un preciso codice EER) le aziende devono presentare annualmente una “Caratterizzazione di base” (vd. Documentazione per l’accesso), una sorta di carta di identità del rifiuto, ed una dettagliata analisi chimica secondo le metodiche stabilite. Solo alcune tipologie di rifiuto (ad es. gli imballaggi) sono ammesse senza caratterizzazione chimica. Le aziende devono anche essere iscritte alla Camera di Commercio e all’Albo Gestori Ambientali (solo per chi trasporta in conto proprio).

Tutti la documentazione presentata viene verificata; vengono anche eseguite analisi di riscontro su campioni di rifiuto prelevati direttamente presso gli stabilimenti produttivi.
Solo dopo tali verifiche la ditta richiedente, previa stipula di apposita convenzione (vd. Documentazione per l’accesso), viene autorizzata a conferire i rifiuti in discarica.

I rifiuti devono essere trasportati e conferiti presso l’impianto solo mediante apposito documento di accompagnamento (cd. Formulario), che ne certifica la provenienza, la natura e la quantità. All’atto del conferimento e comunque prima della messa a dimora vengono eseguite ispezioni visive e merceologiche dei rifiuti (cd. Verifiche in Loco). Per le tipologie di rifiuto che lo richiedono, si procede anche a campionamenti casuali per il riscontro delle caratteristiche chimiche e merceologiche dichiarate. In caso di difformità, i rifiuti vengono respinti, procedendo ad informare le autorità di controllo.

Come è fatto l’impianto

Le discariche prevedono uno stoccaggio definitivo dei rifiuti, mediante interramento, in siti idonei e controllati. La messa a dimora dei rifiuti avviene per strati sovrapposti adeguatamente costipati, allo scopo di facilitare la fermentazione della materia organica.

I processi di decomposizione delle sostanze organiche avvengono spontaneamente ad opera dei batteri anaerobici; detti processi portano alla produzione di percolato e biogas, la cui diffusione, se non adeguatamente controllata, sarebbe causa di inquinamento dell’ambiente circostante. Il percolato è il liquido prodotto dall'infiltrazione delle acque meteoriche nella massa dei rifiuti o dalla decomposizione degli stessi. Il biogas è una miscela di gas composta principalmente da anidride carbonica e metano, prodotta dalla fermentazione dei rifiuti.
Quindi i criteri di costruzione di una discarica controllata devono garantire la limitazione del flusso degli inquinanti verso l’ambiente esterno, tramite la realizzazione di barriere di impermeabilizzazione, sistemi di drenaggio del percolato e di captazione del biogas.

La Discarica di Monteschiantello è dotata di tali protezioni. Le vasche dei nuovi lotti in cui vengono stoccati i rifiuti sono infatti munite di sistemi di impermeabilizzazione e protezione del fondo e delle sponde, costituiti da uno strato di argilla compattata, geomembrane impermeabili e geotessuti di protezione.
Una fitta rete di tubazioni e adeguati spessori di ghiaia garantiscono invece il drenaggio del percolato.
Questo viene raccolto a valle dell’impianto in una stazione di pompaggio, da qui viene inviato ad una vasca di lagunaggio ed equalizzazione, quindi inviato alla depurazione.

Nella Discarica di Fano sono attualmente operativi circa 120 pozzi di captazione del biogas, suddivisi e collegati a 4 Stazioni di Regolazione (indicate con le lettere E-F-G-H). Sono da diverso tempo ridotte le captazioni dalle Stazioni di Regolazione A-B-C-D che servono i pozzi di captazione del Bacino 1, per insufficienza quali-quantitativa del biogas estratto, conseguente alla vetustà dei rifiuti ivi abbancati.

Una fitta rete di tubi (circa 23 km) trasporta il biogas alla centrale di estrazione, equipaggiata con un impianto di recupero energetico avente potenza elettrica pari a 1 MW ed una torcia ad alta temperatura che entra in funzione in caso di emergenza o nei periodi di fermo per manutenzione dei motori. Negli ultimi anni è stato compiuto (ed è tuttora in atto) un importante sforzo tecnico ed economico - da parte di ASET Spa – per l'ottimizzazione della captazione del biogas da Discarica (uno tra i maggiori responsabili del global-warming), sforzo che ha portato ad un netto miglioramento del rendimento energetico medio annuo della miscela globale estratta.

Attualmente vengono prodotti circa 2700 MWh di corrente elettrica all'anno, di cui – al netto degli autoconsumi – circa 2200 MWh vengono immessi direttamente in rete, corrispondenti alle necessità di oltre 100 utenze familiari.

I presidi ambientali

In adempimento delle disposizioni contenute nella normativa di settore, ASET si è dotata di un ampio sistema di monitoraggio ambientale. Vengono infatti eseguiti controlli periodici su tutte le matrici ambientali (aria, acqua e suolo), al fine di verificare l’impatto prodotto dall’impianto ed identificare potenziali forme di inquinamento (download carta dei punti di monitoraggio). Il piano dei monitoraggi è costituito dal Piano di Sorveglianza e Controllo (PSC), approvato dall’Agenzia Regionale per l’Ambiente delle Marche (ARPAM) e dalla Provincia.

Il PSC prevede i seguenti campionamenti e/o misure periodiche:

  • Analisi delle acque sotterranee (in n. 25 piezometri);
  • Analisi delle acque superficiali (canalette interne e fossi esterni);
  • Analisi delle acque dell’insaturo (lisimetro);
  • Analisi del percolato;
  • Livelli piezometrici;
  • Produzione percolato e bilancio idrologico;
  • Analisi di qualità dell’area in aree esterne all’impianto;
  • Analisi di qualità dell’area sul perimetro dell’impianto;
  • Analisi di qualità dell’area nei piezometri e micropiezometri per la valutazione di eventuali migrazioni sotterranee di biogas;
  • Caratterizzazione e produzione del biogas;
  • Misura delle emissioni diffuse dalla superficie delle aree abbancate;
  • Rilievi topografici;
  • Controllo assestamenti su mire fisse;
  • Tomografie geolettriche;
  • Rilievi fotografici;
  • Misure inclinometriche (in n. 5 inclinometri).

Oltre a dette indagini ASET svolge periodicamente anche:

  • Rilievi termografici delle aree abbancate;
  • Caratterizzazione del suolo;
  • Studi di impatto mediante bio-indicatori (scarabei-carabidi);
  • Indagini fonometriche.

L’esito delle indagini viene raccolto in un dettagliato Report Ambientale semestrale che viene inviato agli organi di controllo. Una relazione sintetica di tale indagine viene anche inviata ai Comuni interessati e pubblicata sul sito web aziendale (vedi area Download).

Attraverso i dati raccolti dalla stazione meteo posta all’ingresso dell’impianto è infine possibile ricostruire l’andamento termopluviometrico dell’area, molto utile agli studi di impatto ambientale. I dati raccolti dalla stazione ASET sono visualizzabili e liberamente scaricabili dal sito.